Alle storie di malagiustizia il nostro Paese è ormai purtroppo
abituato, eppure non ci stanchiamo di stupirci e indignarci, come consumatori e
cittadini consapevoli, per quello che accade in Italia. Siamo rimasti colpiti,
imbattendoci nella storia di un imprenditore romagnolo, Gianluca Salcini, che
dà lavoro a centinaia di persone attraverso una serie di aziende,
principalmente operanti nel settore della logistica dei trasporti
ortofrutticoli, ambito in cui Salcini è tra gli operatori leader.
La Guardia di Finanza si è per caso imbattuta nei conti delle
società dell’imprenditore romagnolo, cercando prove su altri, e ha ricostruito
una ipotesi assurda, per la quale Salcini avrebbe evaso nel tempo la cifra
monstre di 52 milioni di euro. In pratica le bolle di accompagno di frutta e
verdura, precise e puntuali, capaci di illustrare con precisione il trasporto
delle merci, sono diventate, anziché la prova di un operato attento e corretto,
le ‘prove’ di una più che mai traballante accusa di evasione per un
imprenditore che – come ribadiscono gli amici sul blog creato per difenderlo
«Salcini Onesto» www.salcinionesto.it – ha sempre evitato qualunque forma di
evasione fiscale, e lavorando sempre alla luce del sole, con società, targhe,
proprietà tutte registrate in Italia.
Eppure, nonostante Salcini sia uno dei contribuenti più generosi
del Paese, non può contare su quel “fisco amico” che viene sempre promesso dai
governi e dall’Agenzia delle Entrate. Ha invece patito 8 milioni di euro di
sequestro preventivo. Un altro imprenditore sarebbe finito gambe all’aria. Lui
stesso racconta le difficoltà e come ha reagito, parlando con il quotidiano Il
Resto del Carlino: «C’è stato un momento, dopo che mi avevano sequestrato oltre
otto milioni di euro e quattro banche su cinque mi avevano chiuso i rubinetti,
che ho pensato di mollare tutto, vendere o chiudere le aziende e andare
all’estero. Poi ho reagito, ho raccolto la sfida che mi è stata lanciata e ho
raddoppiato l’impegno: ora arrivo in azienda alle otto anziché alle nove e ho
già deciso che la prossima estate non andrò in vacanza come negli anni scorsi,
ma starò in ufficio a lavorare». Gianluca Salcini è preso fra telefonate e
collaboratori che gli sottopongono documenti da esaminare, ma non perde il filo
del discorso: «Nell’ottobre scorso, quando la Guardia di finanza mi ha
sequestrato soldi e beni per 8,2 milioni, per un attimo ho temuto di non
farcela; poi mi sono rimboccato le maniche e, anche grazie a mia madre, sono
riuscito a mettere in sicurezza le aziende. Nel frattempo ho continuato a
pagare con regolarità dipendenti e fornitori, anzi in alcuni casi ho anticipato
i tempi dei pagamenti. E nell’azienda agricola di Viterbo ho piantato altre
tremila piante di ulivo».
Da consumatori, da cittadini consapevoli, vorremmo uno Stato che
combatte a fianco i propri imprenditori, i propri capitani coraggiosi che
cercano di dare occupazione e ricchezza nonostante la tassazione altissima e la
burocrazia soffocante. Per quanto ancora imprenditori-eroi come Salcini
potranno resistere?
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